Impigliati nella rete

 
Goldberg I già nel 1995 parlò di dipendenza e disturbi di astinenza da internet associandoli a quelli da astinenza da sostanze stupefacenti; l'anno successivo Brenner V. realizzò un'inchiesta online dalla quale risultò che i soggetti dipendenti si collegavano a internet almeno 19 ore a settimana (oggi alcuni pazienti ammettono collegamenti di almeno 50 ore a settimana) con disturbi del sonno e dell'alimentazione. Successivamente Griffith M. e altri ancora individuarono nei soggetti esaminati caratteristiche comuni anche con le dipendenze comportamentali, ossia quelle senza sostanze.
Secondo la definizione dello psichiatra Tonino Cantelmi, internet, non avendo confini né di spazio né di tempo, è “l'eccesso e il virtuale per definizione”, essendo infatti “pronto al consumo quando si vuole”, è dovunque senza essere in alcun luogo, ed è utilizzabile 24 ore su 24. C'è, dunque, una facilità d'accesso che è senza soluzione di continuità. Allora è evidente che, pur essendo solo un mezzo, l'uso, o l'abuso, di questo mezzo dipende dalla capacità di usarlo nel modo migliore. È proprio questa la ragione per cui determinate persone con fragilità temporanee o pregresse possono diventare dipendenti anche da internet, e questo si verifica quando la maggior parte del tempo e delle energie vengono spesi nell'utilizzo della rete a scapito delle fondamentali aree esistenziali come quella personale, relazionale, scolastica, familiare, affettiva. In ogni caso tutto questo è ancora oggetto di studio e sperimentazione perché non si è ancora arrivati a stabilire con certezza se la dipendenza da internet, che esiste, sia da considerarsi uno specifico disturbo psichiatrico o piuttosto un sintomo psicologico.
Infatti il disturbo da abuso della rete telematica viene definito IAD (Internet Addiction Desorder), ma anche IRP (Internet Related Pathology). Questa terminologia non univoca ci dà la misura della difficoltà dei criteri diagnostici e terapeutici, a cominciare proprio dallo stabilire, come dicevamo, se ha un'origine e una sussistenza indipendenti (IAD) oppure se può essere la conseguenza di altre patologie concomitanti (IRP). Lo stesso prof. Cantelmi ha proposto la classificazione di due tipi di rete-dipendenti, il primo tipo riguarda quelle persone con una psicopatologia pregressa che presentano in particolare disturbi dell'area affettiva, anche con comportamenti ossessivo-compulsivi, e si tratta in genere di soggetti che presentano difficoltà comunicative legate a problemi psicologici/psichiatrici, di emarginazione, problemi familiari e relazionali. Per il secondo tipo non c'è una psicopatologia vera e propria ma l'abuso della rete sarebbe indotto dalle caratteristiche tecniche della comunicazione telematica, perché porterebbero il soggetto a vivere una condizione di onnipotenza per il superamento di ogni limite, personale e spazio-temporale, che fa sperimentare una sensazione molto simile agli effetti indotti dall’uso di droghe.
In ogni caso, parliamo di persone con un comportamento definito di “solipsismo telematico” perché hanno la propensione ad utilizzare internet per isolarsi e probabilmente prendere così le distanze da una realtà vissuta come problematica.
Il disturbo da dipendenza da internet attraversa almeno tre fasi prima di poter essere definito tale.
La prima, iniziale, è caratterizzata da un'attenzione eccessiva per i messaggi o la posta elettronica, con controlli frequenti e un interesse altrettanto particolare e costante per tutti i temi inerenti il web. In questa prima fase l'uso del telefono cellulare va di pari passo con l'uso di internet, strumenti meravigliosi che consentono di essere simultaneamente soli e mai soli, ma proprio per questo pericolosissimi perché possono indurre facilmente ad abuso. Secondo Luciano Di Gregorio, psicoterapeuta, l'abuso del cellulare “È un altro modo virtuale e mediato per scaricare nell'immediato timori e bisogni che andrebbero elaborati in relazioni dirette stabili e sicure” (“Psicopatologia del cellulare: dipendenza e possesso del telefonino” - 2003). C’è da dire, comunque, che oggi l'uso di whatsapp ha soppiantato quasi totalmente gli sms, ma sia l’uno che gli altri sono “piccole pillole quotidiane” senza le quali c’è chi non riesce a stare, tanto da dormire poco e male per controllare se lo smartphone, o il tablet, acceso 24 ore su 24, è latore di qualche messaggio. Secondo lo psichiatra D. Greenfield il tutto è dovuto alla produzione di dopamina, il neurotrasmettitore che regola il circuito cerebrale della ricompensa. Semplificando al massimo diciamo che, per queste persone, ogni volta che arriva una notifica sale il livello di dopamina perché sono indotte a pensare che ci sia in serbo per loro qualcosa di nuovo e interessante che potrebbe “illuminare” (e quindi li ricompensa) una grigia realtà vissuta come frustrante.  Questa aspettativa fa scattare l'impulso a controllare in continuazione se ci sono messaggi di ogni genere, e-mail comprese, e diventa così abbastanza facile innescare una dipendenza.
La seconda fase vede un incremento del tempo di permanenza in rete e una sensazione più o meno intensa di malessere quando non si è collegati; questa è sicuramente la fase più pericolosa perché il rischio della dipendenza è altissimo.
La terza, che è quella della dipendenza manifesta, è caratterizzata da collegamenti in rete così prolungati da compromettere totalmente la vita personale e sociale del soggetto.
Secondo indagini effettuate online da esperti del settore, la fascia di età considerata a rischio per l'insorgenza di questa dipendenza è tra i 15 e i 40 anni e comprenderebbe persone che presentano un elevato grado di informatizzazione negli ambienti lavorativi, svolgono di solito lavori notturni e isolati, oppure vivono in un isolamento geografico.
Ancora oggi è difficile, però, percepire l'entità della web-dipendenza, soprattutto perché è un fenomeno nascosto nel chiuso di un ambiente protetto da anonimato, anche se in letteratura si sostiene che, grosso modo, siano almeno cinque le aree in cui si diversifica. Ma i numeri non sono attendibili per nessuna di queste aree anche perché la ricerca è realizzata di solito attraverso questionari online e quindi le risposte sono difficilmente controllabili.
La prima area è definita Cyber-Relational-Addiction e riguarda l'eccessiva tendenza a instaurare relazioni amicali e amorose in rete. Questi rapporti online consentono un uso narcisistico senza limiti dell'io referenziale perché permettono di presentare sempre, senza rischi di smentita, il lato migliore di sé (o il presunto tale), ma anche dell'io “frammentato”, cioè immagini di sé diverse l'una dall'altra, a volte in contraddizione l'una con l'altra, fino a costruire delle identità del tutto inventate. La conseguenza è l'idealizzazione delle persone, che porta sia ad una “dipendenza affettiva”, nel senso che diventa sempre più significativo ottenere e conservare l'approvazione dei partners virtuali, sia ad una progressiva perdita del senso della realtà: attraverso i vari siti di incontri, con le chat e altro ancora, attraverso le infinite possibilità di contatti che offre internet, ci si immerge in una realtà virtuale e per questo falsa e manipolabile. Possiamo inserire in questa fascia anche quei fratelli che, pur non essendo relational-addicted veri e propri, fanno comunque un uso di internet che potremmo definire sconsiderato e che li rende spesso vittime di colossali truffe. Si tratta di persone un po' sprovvedute, ma sicuramente e disperatamente sole, che cercano la compagna o il compagno ideali scorrendo un elenco fotografico di (im)probabili contatti per chattare con i quali devono pagare un credito, allo scopo di acquistare ognuna delle lettere che compongono il loro indirizzo e-mail. Questo credito oltretutto è variabile, aumenta cioè di valore a seconda di quante persone chiedono il contatto, per cui può verificarsi una base di partenza di oltre 500€ per dei contatti falsati con persone che il più delle volte non esistono neanche.
La seconda area, detta Net-Compulsions, comprende i comportamenti compulsivi attraverso i giochi d'azzardo, il commercio in rete, il trading online (il gioco in borsa), la partecipazione ad aste online, con conseguenti gravi ripercussioni economiche. Per questo aspetto rimandiamo a quanto già analizzato nell'articolo riguardante la dipendenza dai giochi d'alea.
La terza, Information-Overload, si verifica quando si passa troppo tempo a cercare informazioni online, costringe la persona che ne è affetta a navigare sul web in maniera ossessivo-compulsiva alla ricerca di una quantità enorme di informazioni, probabilmente allo scopo di rimanere sempre e costantemente aggiornato. Questo comporta però un sovraccarico di informazioni inutili, a volte contraddittorie, che aumentano, per questo, confusione e frustrazione perché si ha la percezione di non essere mai adeguatamente informati. Di conseguenza, non potendo mai essere soddisfatto il bisogno di avere tutto sotto controllo, si tende ad aumentare sempre più le ore di collegamento in rete alla ricerca di informazioni aggiornate (Web Surfing), giungendo a ledere così le performances lavorative e ogni altro aspetto della vita personale e sociale.
Tutta la confusione indotta dal sovraccarico di informazioni nel tempo tende a ridurre drasticamente le capacità selettive delle notizie e la capacità di attenzione e concentrazione in generale. Questo comporta non solo che tutte le relazioni sociali siano compromesse perché non si ha più il tempo per coltivarle, ma anche, e soprattutto, la perdita della capacità di comprendere gli stati mentali ed emotivi propri e degli altri, perché si diventa sempre più incapaci di attenzione e di concentrazione.
La quarta, definita Cyber-Sexual-Addiction, è l'uso compulsivo di siti pornografici o dedicati al sesso virtuale. Secondo Kimberly S. Young, docente di psicologia presso l'Università di Pittsburgh e direttrice del Center for Online Addiction, il soggetto che cerca in modo sempre più compulsivo un partner o materiale erotico sul sito è portato a considerare l'eccitazione che ne deriva come una forma primaria di gratificazione sessuale, tanto da perdere interesse per un partner reale, pur provando un forte senso di disagio e vergogna che lo portano a nascondere le proprie relazioni virtuali.
La quinta area, detta Computer Addiction, riguarda l'utilizzo compulsivo del computer per giochi virtuali, soprattutto di ruolo, in cui si costruisce volutamente una identità fittizia. Grazie all'anonimato si può esprimere liberamente ciò che mai si avrebbe il coraggio di dire e si possono indossare come una maschera nuove identità. Il rischio è che il soggetto può arrivare a vivere uno sdoppiamento, trasformandosi nel suo personaggio sul quale proietta le proprie frustrazioni, tra l’altro con la conseguenza, anche in questo caso, di abituarsi ad ottenere gratificazioni non più dal contatto umano ma da uno schermo.
Negli ultimi anni si va diffondendo sempre di più anche quella che è definita “dipendenza da shopping compulsivo online”, che è un disturbo comportamentale con specifiche caratteristiche di perdita di controllo, alterazione della motivazione e conseguenze significative sulla gestione del tempo e delle finanze.
Chi presenta questa dipendenza sperimenta uno stato di tensione crescente che si scarica solo soddisfacendo questo irresistibile impulso all'acquisto. Si compra di tutto, molto spesso al di sopra delle proprie possibilità finanziarie e questi oggetti, spesso inutili, vengono messi subito da parte, con successivi profondi sensi di colpa e vergogna. Il problema pare innescato proprio dalle enormi possibilità di reperire in internet oggetti rari e insoliti ed è facilitato dall'uso delle carte di credito e dell'eliminazione dell'intermediazione umana, perché il fatto di non trovarsi faccia a faccia con commessi o conoscenti può far diminuire l'eventuale senso di imbarazzo che accompagna l'acquisto compulsivo. Quello che risulta evidente è che si acquista per il piacere di comprare e non per il possesso e online tutto questo è anche più facile: si può avere a disposizione un intero centro commerciale virtuale, tutte le vetrine di tutte “le firme” del mondo. L'entusiasmo e l'eccitazione possono raggiungere livelli massimi e internet favorisce i meccanismi di disinibizione.
Quello che risulta evidente da questa succinta disamina delle diverse sfaccettature che presenta l'uso compulsivo, l'ABUSO, di internet è che le persone affette da questo disturbo sono persone alla ricerca di una situazione di benessere personale che non sanno darsi altrimenti, sono dunque persone in sofferenza. Scoprire le ragioni profonde di questa sofferenza, capire perché queste persone sono rimaste “impigliate” proprio nella rete e non in altro, o perché alcune presentano comorbilità con altre dipendenze e altre no, sono domande importanti e le eventuali, possibili, risposte segnano sicuramente il primo passo verso la guarigione. Lo abbiamo sostenuto per tutte le dipendenze comportamentali esaminate e vale anche per la dipendenza da internet: la consapevolezza del problema è l'imprescindibile inizio per ogni rinascita.
La posizione della Chiesa nei confronti dell’uso di internet è chiara, come si evince da quanto sostenuto nel cap. 2493 del Catechismo della Chiesa Cattolica dedicato all’uso dei mezzi di comunicazione sociale, dove si sottolinea la “singolare importanza” che questi mezzi hanno per la promozione culturale e nella formazione.
San Giovanni Paolo II, nell'Evangelii Nuntiandi (n. 45) afferma: “La Chiesa si sentirebbe colpevole davanti al Suo Signore, se non utilizzasse questi potenti mezzi”. Nella Redemptoris Missio (n. 17) definisce i mezzi di comunicazione sociale “Il primo areopago del tempo moderno” perché può realizzare un costante e fruttuoso interscambio di idee e valori; in occasione della XXXIV Giornata mondiale delle comunicazioni sociali del 4 giugno 2000, il cui tema era “Annunciare Cristo nei mezzi di comunicazione all'alba del nuovo millennio”, parlando delle esperienze che internet offre dichiara: “La proclamazione di Cristo deve essere parte di questa esperienza”.
Inoltre nel Documento del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali “La Chiesa e internet”, tra l'altro, si sottolinea proprio come sia importante incoraggiare l'uso e l'evoluzione dei mezzi di comunicazione sociale “per il bene dello sviluppo umano, della giustizia e della pace”.
“Questo sistema permette accesso immediato e diretto a importanti fonti religiose e spirituali, a grandi biblioteche, a musei e luoghi di culto, a documenti ministeriali, a scritti dei Padri e Dottori della Chiesa e alla saggezza religiosa di secoli. Ha la preziosa capacità di superare le distanze e l'isolamento, mettendo le persone in contatto con i loro simili di buona volontà che fanno parte delle comunità virtuali di fede per incoraggiare e aiutarsi reciprocamente. La Chiesa può prestare un importante servizio ai cattolici e ai non cattolici selezionando e trasmettendo dati utili su internet”.
“Internet può essere una nuova strada verso Dio, una chiamata per la Chiesa a interrogarsi sulle opportunità dei nuovi mezzi per informare, educare, pregare ed evangelizzare, per portare in ogni luogo la Parola di Dio, per raggiungere anche chi vive nella solitudine e che forse non aprirebbe mai la porta della sua casa… Dio può trovarsi anche in rete. È tra milioni di persone che ogni giorno navigano in internet, molti possono imbattersi in parole di speranza, confrontandosi con altre esperienze culturali e spirituali, abbattendo le barriere ideologiche, sino a scoprire nuovi orizzonti. Se Dio continua a dialogare con l'umanità attraverso la Chiesa (…) allora la Chiesa deve assumersi la propria responsabilità di fronte ai nuovi mezzi di comunicazione con propri criteri di discernimento e con intento pedagogico, perché sia coloro che operano nel settore, sia coloro che usufruiscono della rete sappiano scegliere con maturità in un contesto d’ informazione e disinformazione sempre più ampio e confusionario. Se l'uomo, infatti, è strumento nelle mani di Dio, il web è uno strumento in grado di aiutare a trovare l'uomo raggiungendolo nella sua solitudine, nel suo dolore, nella sua emarginazione” (intervento di Monsignor John Patrick Foley all'incontro su “Internet e la Chiesa Cattolica in Europa” del 6 giugno 2005).
Ovviamente la Chiesa invita anche alla vigilanza.
Nel cap. 2496 del C.C.C. per esempio si sostiene: “I mezzi di comunicazione sociale (in particolare i mass-media) possono generare una certa passività nei recettori, rendendoli consumatori poco vigili di messaggi o di spettacoli. Di fronte ai mass-media i fruitori si imporranno moderazione e disciplina. Si sentiranno in dovere di formarsi una coscienza illuminata e retta, al fine di resistere più facilmente alle influenze meno oneste”.
Nel documento del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali già citato, si legge ancora: “Internet offre a persone giovanissime la possibilità immensa di fare il bene e il male a se stessi e agli altri. Può arricchire la loro vita. (…) Può anche spingerli al consumismo, suscitare fantasie incentrate sulla pornografia e sulla violenza e relegarli in un isolamento patologico. (…) Riflettendo su Internet, così come su altri mezzi di comunicazione sociale, ricordiamo che Cristo è il “perfetto Comunicatore”, la norma e il modello dell'approccio della Chiesa alle comunicazioni e il contenuto che la Chiesa è obbligata a comunicare”.
Ma la Chiesa siamo anche noi, ognuno di noi. L'aiuto che possiamo dare ai nostri fratelli in difficoltà forse si inserisce proprio qui, cominciando col chiedere al Signore, per loro e per noi, il dono dello Spirito, perché “in Spirito e Verità” ci consenta di vedere noi stessi, le persone e le circostanze della nostra vita esattamente come sono… Preghiamo perché nulla di quello che vediamo in noi ci turbi o ci spaventi; perché, a mano a mano che cresce la consapevolezza di quello che siamo o siamo diventati, cresca in noi anche la grazia e la fiducia in quel Dio che non solo ci ama così come siamo ma ci ha già salvati e liberati. Preghiamo perché il Signore ci dia la forza e la perseveranza di afferrare la libertà che ci porge e ci doni di incontrare le persone giuste che ci possano aiutare nel cammino difficile verso la guarigione. Preghiamo perché il Signore ci aiuti a custodire con la stessa cura la libertà nostra e dei fratelli, preghiamo perché internet sia purificato, tutti i mezzi di comunicazione che mettono in relazione i fratelli siano purificati e costantemente benedetti, secondo la grande lezione del compianto padre Rufus Pereira, vicepresidente dell'Associazione Internazionale degli esorcisti.
Per questa ragione vorrei chiudere questo percorso attraverso la notte buia delle principali dipendenze comportamentali con una bellissima preghiera di Octavio Escobar, che è il grido di dolore di tutti i fratelli incatenati e disperati:
“Santi angeli custodi, venite in mio aiuto. Corte celeste, vieni in mio aiuto. Chiesa pellegrina sulla terra, intercedi per me. Padre amato, da te proviene ogni benedizione in Cielo e sulla terra.
Signore, ti chiedo umilmente perdono per i miei peccati, mi prostro davanti a Te perché so che ho fatto molto danno, ho fatto molto danno al mio corpo. So che ho bisogno del Tuo aiuto, Signore.
Senza di Te non ce la faccio. Chiedo umilmente l’assistenza della Vergine Maria, madre mia. Santa Maria Vergine, aiutami, aiutami perché sono disperato, sono in un momento terribile della mia vita, c’è una forte dipendenza, c’è una catena terribile che mi sento incapace di vincere.
Santi angeli custodi, venite in mio aiuto. Corte celeste, vieni in mio aiuto. Chiesa pellegrina sulla terra, intercedi per me, con il papa, con i religiosi e le religiose, con tutti i laici impegnati, anime vittime e contemplative, rosari, coroncine, tutte le Eucaristie che si celebrano, venite e ascoltate il mio grido di dolore.
Signore, chiedo umilmente la tua presenza potente perché mi sento sconfitto, perché sono triste, perché non sono nulla. Ti chiedo umilmente di guarire il mio corpo, Signore, di guarire la mia anima, di guarire le ferite più profonde che fanno sì che mi aggrappi a questo vizio terribile. Provo vergogna, provo dolore e tristezza nel fondo del mio cuore, provo una paura terribile, non mi sento capace di nulla, sento la necessità di drogarmi, di asfissiare i miei dolori, e non riesco a uscirne solo con i miei mezzi, Signore.
Riconosco davanti a Te, Signore della mia vita, tutta la mia piccolezza. Riconosco la mia incapacità, riconosco la mia miseria, riconosco il dolore immenso che ho nel cuore e grido a Te umilmente, Signore. Grido a Te con tutto il mio cuore, grido a Te con tutta la mia miseria e la mia dipendenza, Ti chiedo di guarire il fondo del mio cuore, di guarire le ferite più profonde che vengono dal ventre di mia madre, grido a Te per quel dolore profondo che può aver attraversato dal momento in cui è rimasta incinta. Signore, guarisci quel dolore. Mamma, papà, vi perdono per tutto il dolore che potete aver provocato al mio cuore durante la gravidanza per via delle angosce e delle sofferenze nel vostro rapporto.
Signore, Ti chiedo umilmente di venire a guarire il profondo delle mie ferite. Ti chiedo umilmente di venire con il tuo Santo Spirito, con il Tuo Potere, con il Tuo Amore, a guarire tutti i miei dolori. Vieni sulle mie miserie e sui miei dolori. Riconosco che da solo non ce la faccio, per questo grido dal mio dolore perché il Tuo Santo Spirito venga a guarirmi.
Vieni, Santo Spirito di Dio, a chiudere le mie ferite. Vieni, Signore, con il tuo sangue prezioso a lavare i miei errori e le mie colpe.
Ti chiedo umilmente di venire, Vergine santa. Mettimi nel tuo grembo, metti nel tuo grembo tutta la mia miseria, la mia dipendenza e tutto il dolore del mio cuore per guarirlo, per restaurarlo con il potere verginale e materno che Dio ti ha concesso.
Grazie, Signore, perché so che stai già iniziando questo processo di guarigione dalla mia dipendenza. Grazie, Signore, perché so che stai guarendo tutta questa rabbia profonda che mi spinge a danneggiarmi, stai guarendo tutto questo profondo abbattimento, guarendomi dall’incapacità di agire.
Ti benedico e ti lodo, Signore mio, ti rendo grazie perché sei l’unico e potente che mi guarisce e mi spoglia dell’uomo vecchio.
Trinità Santissima, tre persone divine, un unico Dio, gloria e lodi a voi per sempre nei Cieli e sulla Terra.
Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo, come era nel principio e ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen”.
(traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti)

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