Le Dipendenze


La dipendenza è un dio esigente, che distrugge sistematicamente l'uomo in ogni sua dimensione, fisica, psichica e spirituale, ecco perché questa notte è "più" nera, ecco perché nelle tenebre del mondo quelle della dipendenza sono le più fitte.
Quello che noi ci proponiamo, come Atc-Puglia, è presentare una serie di riflessioni sull'argomento, quanto basta a delineare i confini psicologici e spirituali delle varie dipendenze, tenendo ben presente quanto sottile possa essere il filo di demarcazione tra comportamenti d'uso e comportamenti d'abuso; forniremo alcuni strumenti per aiutare nella consapevolezza; porteremo delle testimonianze per sollecitare la nostra attenzione su situazioni che coinvolgono, come vedremo, tanti nostri fratelli e quindi, come Chiesa, coinvolgono anche noi.
L'approccio scientifico sarà appena accennato, perché queste problematiche presentano una loro complessità intrinseca in quanto molte sono le discipline coinvolte, profondamente diverse tra loro, dalla psicologia alla neurobiologia, alla sociologia, alla farmacologia e altro ancora, con un conflitto di linguaggi e di interpretazioni reso ancora più aspro per il fatto che, nella persona coinvolta, coesistono sia problematiche legate agli effetti della sostanza di cui si abusa, sia quelle legate alla complessità delle cause psicologiche e ambientali che hanno innescato il comportamento d'abuso.
Il problema delle dipendenze è purtroppo dilagante, molto più vasto di quanto si possa pensare e di quanto le stesse cifre riportate dalle fonti ufficiali, come l'Istat, ci possano dire. Questo perché le cifre sono quelle riferite alle persone prese in carico dai vari “SerD” o “SerT” territoriali.
I “SerD” (Servizi per le Dipendenze patologiche) e i “SerT” (Servizi per le Tossicodipendenze) sono servizi pubblici del Sistema Sanitario Nazionale (SSN) dedicati alla prevenzione, alla cura e alla riabilitazione delle persone che hanno problemi conseguenti all'abuso e alla dipendenza da sostanze, o che abbiano comportamenti compulsivi.
Per la regione Puglia, per esempio, siamo fermi ai dati del 2015, perché non sono pervenuti ancora aggiornamenti ufficiali. Dal "Secondo Report sulle Dipendenze Patologiche nella Regione Puglia", che si avvale delle cifre pervenute dal sistema informativo denominato “HTH -Ascolta la salute-“, apprendiamo che nel 2015 gli utenti in carico ai SerD territoriali risultano essere 10.092, il 91.6% uomini e l'8.4% donne, e la distribuzione per fascia di età mostra che la proporzione di utenti in carico aumenta con l’aumentare della loro età, con un picco per coloro che hanno un'età compresa tra i 40 e i 49 anni.
Tra le sostanze d'abuso l'eroina è la più frequentemente utilizzata, con 6684 utenti, pari al 66.2%; la seconda è la cocaina, con 1259 consumatori, pari al 12.5%; la terza è costituita dai cannabinoidi, con 1037 consumatori, pari al 10.36%.
A queste cifre bisogna inoltre aggiungere quelle relative a tutti gli utenti presi in carico dalle varie Comunità terapeutiche e di recupero distribuite in tutto il territorio regionale.
Per quanto riguarda l'abuso di alcool, sempre per la Puglia, possiamo invece fare un confronto tra i dati ufficiali e alcune informazioni emerse dagli incontri tra gli esperti del settore. Secondo il Report citato, nel 2015 il totale degli utenti presi in carico è di 25 persone, ma già nel 2012, nel corso di una conferenza stampa al Policlinico di Bari dell'allora direttore della Clinica Medica Murri, prof. Giuseppe Palasciano, si parlava del 22% della popolazione Puglia come appartenente alla categoria dei bevitori problematici, percentuale che sale al 31% nella fascia di età tra i 18 e i 24 anni, mentre invece si rilevava che "...percentuali al di sotto della media regionale si riscontrano nella zona della Murgia barese e nell'area salentina".
Ma nel 2017, secondo i risultati del convegno su "Alcolismo e integrazione tra i servizi" organizzato dalla Comunità Emmanuel di Lecce, ben il 70% degli adolescenti salentini beve alcool. I dati sono legati ad un questionario messo a punto da un gruppo di sette esperti appartenenti alla rete T.I.A.P.P. (Tutti Insieme Alla Pari per la Prevenzione), nata nel 2014 tra ASL-Lecce-Dipartimento Dipendenze Patologiche, enti pubblici e del privato sociale e associazioni culturali, per la prevenzione delle dipendenze patologiche nella provincia. Le percentuali sono ben diverse: dal campione di 700 ragazzi dalla prima alla quarta classe di 14 scuole superiori emerge che ben un diciassettenne su 10 è alcool-dipendente! (dal "Quotidiano" di Lecce del 4 Novembre2017).
Che la realtà possa essere diversa dai numeri ufficiali lo riscontriamo in maniera inequivocabile per quanto riguarda soprattutto il “gambling”, cioè l'insieme dei vari giochi d'azzardo. Nel Report del 2015 risulta che nessuno abbia chiesto aiuto per liberarsi dalla dipendenza dal gioco, eppure, nel 2017, in una piccola città come Fasano sono stati spesi 72.861.830,15 €, all'incirca 1872 € all’anno pro capite, per una popolazione di poco inferiore a 40.000 abitanti (questi dati sono consultabili sul database online "L'Italia delle slot" e sono forniti dall’Agenzia Dogane e Monopoli dello Stato).
Per quanto riguarda ancora il mondo giovanile, secondo il magazine "A scuola di salute", a cura dell'Istituto Bambino Gesù, che si è avvalso di dati forniti dall'Osservatorio Europeo sulle droghe, Doxa, Istat, Nomisma e Unipol, pubblicato da "La Stampa" dell'11-01-2018, in Italia il 20% dei giovani tra i 15 e i 34 anni consuma frequentemente alcool; il 16% fuma fino al compimento di 24 anni e il 19% ha consumato cannabis nell'arco di un anno. Il 49% è la percentuale dei giovani tra i 14 e i 19 anni che hanno giocato d'azzardo almeno una volta l'anno. Tuttavia il dato veramente allarmante è che il 20% dei ragazzi tra i 10 e i 17 anni frequenta agenzie di scommesse e il 25% dei più piccoli (7-9 anni) usa la propria paghetta per lotterie e “gratta e vinci”.
Ma la nostra attenzione sarà focalizzata soprattutto sulle pesanti ripercussioni spirituali che i comportamenti d'abuso scatenano, tenendo ben presente, prima di ogni altra considerazione, che ogni forma di dipendenza depreda l'uomo del dono più grande che Gesù morendo sulla Croce ci ha fatto: "ci ha liberati per la libertà" (Gal 5,1).
Questo è il punto fondamentale, la prospettiva entro la quale vogliamo inquadrare queste problematiche: la morte di Cristo, il Suo essersi "fatto maledizione" (Gal 3,13) prima di tutto perché la grazia fosse un dono gratuito e non un merito e contemporaneamente perché la Croce ci liberasse dalla legge, quindi dalla presunzione della salvezza, e dal mondo, quindi dalle catene del peccato, annullando il patto con la morte e restituendoci alla condizione di figli, coeredi dell'eredità promessa ad Abramo (già in Is. 16-18 leggiamo: "Io pongo in Sion una pietra, una pietra scelta, angolare, preziosa (...), sarà annullato il vostro patto con la morte e la vostra alleanza con gli inferi non reggerà").
Allora comprendiamo bene che tutto ciò che toglie all'uomo quella libertà che Gesù ci ha ottenuto con la morte di Croce, come Chiesa ci interpella e ci coinvolge tutti, proprio perché ogni dipendenza rischia di vanificare, di rendere inutile la morte di Gesù.
Abbiamo ricordato Gal.5,1 "ci ha liberati per la libertà", questo comporta che la libertà, oltre ad essere un dono già ottenuto, è anche una prospettiva, qualcosa da custodire e da coltivare. Del resto Lc. 11,16 -La guarigione dell'indemoniato - è molto chiaro su questo punto, perché l'indemoniato è stato, sì, liberato ma Gesù lo mette in guardia, in quanto per un demonio cacciato via se ne possono presentare altri sette.
Quindi tutti noi, anche se già salvati per grazia, dobbiamo costantemente vigilare su questo dono, ogni peccato è catena che ci lega, siamo dunque responsabili del custodire la nostra libertà ma, come corpo mistico, siamo responsabili anche del libertà dei fratelli (il cap. 12 della Prima Lettera ai Corinzi su questo punto è illuminante).
Questa è la ragione per cui non possiamo ignorare o delegare ad altri il problema delle dipendenze, anche se ci sembra che non ci tocchi da vicino, perché è un fenomeno sempre più dilagante e distruttivo; assume forme diverse ma l'obiettivo dei nostri nemici spirituali è unico: rendere inutile quanto Gesù ha fatto per noi.
Il 14 giugno 1966 Gesù, in una rivelazione a suor Carolina Venturella, dice: "È l'amore per gli uomini che mi spinge a questo. Aiutatemi a salvarli (...), sono opera del Padre mio. Tutto si deve tentare per raggiungerli (...), aiutatemi a salvare anime (...), voi, miei intimi, che potete comprendermi di più (...). Aiutatemi a salvare le anime, esse sono parte del mio Cuore, datemi questa soddisfazione! Un giorno comprenderete quanto è grande, preziosa un'anima! Nulla quindi si deve lasciare di intentato pur di salvarle" (da "Potenza divina d'amore" con imprimatur del vescovo Padre Bernardino M. Piccinelli del 9 maggio 1975).
Lo Spirito Santo suggerirà a ciascuno di noi che cosa possiamo concretamente fare, secondo la nostra vocazione, cominciando con l’osservare noi stessi, cercando di valutare, in spirito e verità, prima di tutto i nostri comportamenti d’uso, poi possiamo anche immaginare di creare una rete, formata dall’insieme delle nostre forse piccole ma consapevoli preghiere, una rete spirituale che impedisca al fratello che cade di schiantarsi al suolo, ma lo faccia rimbalzare, ancora una volta, verso il cielo…

È il nostro obiettivo.

"O Padre, tu hai mandato il Cristo, Re e Profeta, ad annunziare ai poveri il lieto messaggio del Tuo Regno, fa' che la Sua Parola, che oggi risuona nella Chiesa, ci edifichi in un corpo solo e ci renda strumento di liberazione e di salvezza"(Colletta di domenica 27 gennaio 2019).

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